Scopriamo il mondo avvincente di “Partenope: Storia di una brigantessa” attraverso gli occhi dell’autore Francesco Lutri
Qual è stata l’ispirazione principale dietro la creazione di “Partenope: Storia di una brigantessa”?
Napoli. Se fossi andato in un’altra città non avrei scritto probabilmente nulla. Napoli con i suoi scorci, i suoi colori, la sua tradizione , la sua cultura, tutto! E’ un teatro in cui ambientare le storie più disparate. E scoprendo la sua storia mi sono imbattuto in quello che successe nel Risorgimento. Mettendo insieme l’ambiguità del periodo e il fascino della città mi sono detto che dovevo per forza di cose ambientarvi un racconto
La figura di Partenope è molto intrigante: cosa l’ha spinta a creare un personaggio così complesso e affascinante?
L’umanità, credo. Partenope non è per niente un personaggio perfetto. Fa tanti errori, prende tante decisioni sbagliate, spesso non riesce a controllare i suoi impulsi che diventano via via sempre più efferati, dato che va in incontro ad una serie di eventi difficili che la “inbruttiscono” sia fisicamente che moralmente. Di base mantiene una gentilezza, una purezza, una bontà d’animo. E lei è sempre in conflitto tra questi due lati della sua persona. Quindi credo che questo la renda un personaggio molto vero. Tra l’altro lei viene aiutata parecchio, da altri personaggi. E quello di farsi aiutare è un aspetto importante, perchè abbiamo bisogno di aiuto. Non è una colpa essere aiutati. Quindi sì, è un personaggio affascianante, perchè è imperfetto.
Potrebbe gentilmente descriverci il processo di ricerca storica che ha intrapreso per garantire un contesto accurato al suo romanzo?
Frequentando Napoli ho notato un certo sentimento “nostalgico” che mi ha subito incuriosito. E quindi ho iniziato a fare ricerche. Libri, documentari, video su youtube, articoli, cercando ovviamente di assicurami la loro attendibilità, perchè è facile strumentalizzare un sentimento.
Qual è il principale messaggio che desidera trasmettere attraverso la storia di Partenope e la sua trasformazione in brigantessa?
Partenope non diventa brigantessa perchè lo decide lei. Lo diventa suo malgrado. Lei si trova in un contesto particolare, lungo una “strada” che la conduce a forza di cose verso un determinato destino. Solo che questa strada è decisa da qualche persona in alto, non da lei. Lei non sceglie nulla. Non è un personaggio intraprendente. Lei reagisce e basta. E lo facciamo anche noi. Bum, arriva un virus, reagiamo. Arriva una guerra, reagiamo. Ci adattiamo, ci abituiamo, e ci mettiamo a fare cose che non vogliamo fare. Mica volevamo stare chiusi in casa nel 2020? Ma l’abbiamo fatto. Ora quella dell’emergenza sanitaria è un fatto particolare, ma tutto il resto? Le guerre, per esempio. Mi mette i brividi sapere a volte come le decisioni di pochi influenzino le vite di… probabilmente anche milioni di persone. Persone che invece farebbero tutt’altro. Perché in fin dei conti noi vogliamo vivere, e vivere bene, divertendoci, amando, scherzando, viaggiando. Poi piomba un “incidente” e diventi un brigante. E puoi restare tale o diventare un partigiano a seconda di come finisce. Quindi quello che dico è… non perdere mai di vista la semplicità della vita qualunque cosa accada. Partenope combatte, cade, prova dolore e infligge dolore, ma alla fine vuole solo ritornare a quella vita che le fu tolta, tornare nella sua Sicilia, a fare i bagni nel suo bel mare, vivere una vita tranquilla. Ed è questa sua intima semplicità d’animo che la salva da tante situazioni.
Come ha affrontato la sfida di bilanciare gli elementi romantici della trama con gli aspetti più crudi e realistici della vita di Partenope?
La Storia è un palcoscenico. Io ho solo raccontato la vita di una ragazza con i suoi sogni, le sue passioni i suoi affetti e con ciò che la lega alle persone che incontra. Poi arriva l’ “evento” che rompe lo status quo e i personaggio devono risolvere la rottura. Quindi abbiamo la Storia (con la lettera maiuscola) che influenza la storia (con la lettera minuscola) che in realtà è la più importante. Se io racconto di due persone che si amano e poi arriva una guerra che li allontana io racconto di come questi due cercano di ricongiungersi, ma non racconto dell’evento storico in sé. Questo è l’espediente narrativo per esplorare il tema pricipale, che resta l’amore. A me interessa di questi due e del loro amore non delle questioni politiche che accadono. Quindi da un certo punto di vista non mi importa nulla della Storia, anzi mi dà fastidio, perchè si mette in mezzo a questi personaggi a cui io mi affeziono e di cui voglio scoprire l’evoluzione.
La trilogia di Partenope rappresenta il suo primo lavoro letterario: potrebbe gentilmente condividere le sue esperienze durante il processo di scrittura e pubblicazione?
In tutta onestà non ho molto da dire. Io ho “vomitato” fuori tutto quello che avevo dentro e l’ho scritto quando e come lo volevo scrivere.Avevo le idee abbastanza chiare quindi non ho avuto blocchi particolari durante la scrittura. Poi ho fatto ricorso all’auto pubblicazione e piano piano ho mandato il manoscritto a varie case editrici. Una di queste si è mostrata interessata a pubblicare la mia storia.
Ha utilizzato elementi autobiografici o esperienze personali nella creazione del romanzo? Se sì, potrebbe gentilmente illustrarli?
Per dire, mio nonno era siciliano e mia nonna napoletana, e Partenope ha un padre siciliano e una madre napoletana, quindi già da qui si nota un tocco autobiografico. I luoghi di Partenope sono i miei, quelli in cui vivo e che conosco bene. E ogni luogo riflette un significato personale.Napoli è una città sorprendente con luci e ombre, che cambia tutto, che ammalia, rapisce, travolge e stravolge. la Sicilia è un “paradiso”, un posto verso cui tendere, un faro, una luce, mentre l’Alto Casertano è il teatro di una guerra cruenta. Probabilmente il mio subconscio ha un rapporto conflittuale con questa porzione di territorio, forse perché è priva del mare e io sono geneticamente attratto dal mare, quindi credo persista una certa scomodità, del tutto personale, a vivere lì.
Quali sono i suoi progetti futuri nel campo della scrittura e quali temi o generi le piacerebbe esplorare?
Ho due racconti già pronti e un altro in stesura. A quest’ ultimo tengo particolarmente, di fatti lo sto arricchendo con delle mie illustrazioni, perché è qualcosa di prettamente “visivo”.È uno di quei progetti del tipo ” lo faccio e lo pubblico oppure muoio”. È un libro di “fantasia” più o meno. È un po’ particolare. Poi magari lo scoprirete stesso voi. Probabilmente,per iniziare, mi autopubblichero’ come ho fatto con “Partenope”.
Potrebbe gentilmente condividere alcuni consigli per coloro che stanno intraprendendo il proprio percorso nella scrittura e nella pubblicazione del proprio libro?
Io posso dire quello che farei io. Scrivete. Scrivete e basta ,poi dopo si vedrà. Ma è naturale. Se senti una cosa dentro devi cacciarla fuori, in qualunque modo. E fatelo per voi stessi.Scrivetelo come volete scriverlo voi. Siate creativi, fregatene delle “regole”. È uno sfogo, è una vostra opera. Se fate una cosa come la volete fare voi allora probabilmente piacerà anche agli altri. Perché la gente vuole qualcosa di unico e originale, e tutti noi siamo unici e originali a nostro modo.
Dov’è possibile acquistare il Suo libro?
Il mio libro si trova in tutti i bookstores online, IBS.com Amazon, Libro.co Italia, davvero ovunque ed è ordinabile anche nelle librerie fisiche (oltre che online) di Feltrinelli e Mondadori.
Grazie Francesco per aver partecipato a #OltreIlWeb
OltreIlWEB, ci sono mondi da esplorare!
Segui Francesco Lutri su instagram: https://www.instagram.com/francesco_lutri/